Il pensiero del granchio
(Gennaio 2004) Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino. |
Viviamo in tempi di enorme stupidità
e ipocrisia. Non posso parlare di altri tempi: non c'ero. Quindi non so
se gli altri fossero meno ipocriti e stupidi di questi. Gli indizi mi inducono
a pensare che poco sia cambiato. Ma anche il ricorso al confronto come
giustificazione è segno di ipocrisia e di stupidità. Se qui
e ora si sta male, forse il padre Dante poteva ritenere sinceramente che
'aver compagni al duol scema la pena', ma nel ventesimo e nel ventunesimo
secolo ci fa sorridere di compassione. E allora se qui e ora si sta male,
serve a poco sapere che anche nei secoli passati si stava male o che oggi
si sta male anche in Europa o in America.
Ora io, pur non essendo molto meno stupido e ipocrita degli altri, sono qui per indicare alcuni esempi di queste spregevoli qualità che affliggono la nostra civiltà e impediscono ulteriori sviluppi. Non si sa mai. Il primo esempio che mi viene in mente è l'opinione risibile che un'organizzazione economica, una società, una nazione debba crescere a qualunque condizione. Questa favola, che sta sempre in bocca ai politici di maggioranza e opposizione, mi ricorda la storiella della rana che voleva raggiungere le dimensioni di una mucca. Si pretende che per dare un po' di benessere anche ai meno abbienti (non sta bene chiamarli poveri) la ricchezza complessiva del paese debba aumentare. Si vorrebbe dare a intendere che le tasche dei benestanti, raggiunti certi limiti, lascino gli avanzi agli altri, oppure che poi provvedano cose come Teleton o altri spettacoli di beneficenza. Senza contare che i danni ambientali provocati da uno sviluppo sregolato danneggiano anche i signori benestanti. Similmente si usano termini astratti, come famiglia, cittadinanza, popolazione, in atti di amministrazione che vengono vantati come risolutivi, e invece sono solo furberie legali. Che senso ha dire, per esempio: una famiglia è considerata povera quando guadagna meno di 900 euro al mese? Sapendo che la famiglia può essere composta da 1, 2, 3 o più membri, stabilire un limite di reddito per l'intera famiglia è solo una beffa. A parte il fatto che anche riferirsi all'individuo è un'approssimazione, dal momento che anche il consumo individuale è variabile, come si può sopportare che nelle leggi fiscali l'unità di misura minima sia un'entità così numericamente indefinita come il nucleo familiare? |