Poesie del Granchio
(primavera 2005)
le poesie pubblicate in queste pagine sono scelte da me secondo il mio gusto, rimangono di proprietà degli autori e, generalmente, non sono in stesura definitiva.

 
Bah. Provo a pubblicare una mia poesia dell'86. A me piace. Avevo letto da poco 'Il nome della rosa' di Umberto Eco. Ed ero rimasto colpito dai versi latini che, se non ricordo male, si leggevano nell'ultima pagina. Non so ancora oggi di chi sono quei versi e non so se Eco lo dice. Mi pare di no. C'è scritto che la rosa, simbolo della bellezza sta là, dalle origini, costituendo un tutt'uno col suo nome. E alla fine non ci resta in mano che il nome nudo. Almeno io avevo capito così.
E così nacque questo inno, forse, più ai nomi che alla rosa :-)

 
  Rosa mystica

                           10/6/86
 

              "Stat rosa pristina nomine..."

Chi tra le dita stringeva
il rorido stelo
ha un nome fugace di rosa soltanto
e un volo di petali pallidi al vento.
Non occhi, non labbra, né voci
di fuoco e d'incenso,
né terse visioni di luce
in freschi panneggi di biacca, di ocra e carminio.
La rosa è una veste
che un dio furibondo ha stracciato,
ma il corpo, le membra d'avorio,
i battiti, gli empiti, i tuffi del cuore
apparvero solo un momento,
e subito un tenue viluppo di fumo
l'avvolse e tuffò nell'abisso dei nomi infinito.
 


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