Sfogo di marzo
Come uomo-granchio un po' stupido del 20° secolo, ho assistito attonito
a cambiamenti che mio padre non avrebbe mai immaginato e, forse, avrebbe
accolto con stupore e incredulità, come me. Eppure mio padre, per
unanime parere di chi lo ha conosciuto, era tutt'altro che stupido e ha
vissuto con me i suoi ultimi e i miei primi 24 anni fino all'anno in cui
morì anche Giovanni XXIII: qualcosa di strabiliante, in quel periodo,
l'ha visto anche lui. Andando avanti negli anni, ho dovuto fermarmi più
volte a bocca aperta, non tanto di fronte ai miracoli dell'economia o della
tecnica, quanto di fronte ai crolli improvvisi di fondamenti del mio bagaglio
culturale e morale. In verità mio padre, ex emigrante rientrato
in patria per partecipare alla prima guerra mondiale - non ho mai approfondito
in base a quale ragionamento o a quale impulso - dopo aver fondato con
mia madre una numerosa famiglia italiana, in un'epoca in cui il padre era
ancora il 'pater familias'; dopo avere vissuto, pur senza convinzione,
sotto la dittatura fascista; dopo avere assistito, senza poterne approfittare,
al cosidetto miracolo economico degli anni '50; insomma dopo una vita eroica
di stenti, me lo aveva detto: "Figlio mio, a questo mondo c'è chi
tira la carretta e chi sta sopra a farsi trasportare". Questa sua sentenza,
che, secondo la mia interpretazione giovanile, indicava la perpetuazione
di una società schiavista in pieno XX secolo, me la ricordo bene
perché la sentii come un colpo di frusta, stridente con tutti gli
altri suoi interventi educativi e con il suo esempio di profondo rigore
morale e di grande generosità. Inoltre i miei studi storici, con
fresche fresche le mirabilia del secolo dei lumi, mi avevano convinto che
gli ideali della rivoluzione francese fossero sacrosanti e destinati a
trionfare, perché, in fondo, la natura dell'uomo (il buon selvaggio)
è orientata al bene, al bello e al vero. Oggi, dopo aver vissuto
per altri quarant'anni e aver meditato sulle gesta sanguinarie di tutti
i dittatori - quelli ben riconoscibili e quelli camuffati da benefattori
del popolo o, a volte, da eletti dalla volontà popolare - non sono
ancora del tutto disilluso (anche se so che mio padre aveva visto giusto,
nella sua drastica semplificazione), perché vedo che la natura dell'uomo
è, sì, più rapace e opportunista di quanto credessi,
ma non è certo quella testarda, crudele, irragionevole dei dittatori,
ai quali deve essere per forza riconosciuta una semiinfermità mentale
da estendere a tutti quelli che li hanno sostenuti. Non si può,
invece, non riconoscere che l'avvicinamento delle migliori coscienze attraverso
i mass-media e tutti gli strumenti tecnologici che consentono un veloce
scambio di informazioni, in mezzo a tanti aspetti negativi, favorisca la
nascita di una nuova civiltà mondiale fondata sulla ricerca della
verità, sul ripudio della guerra e sul rispetto delle diversità
culturali. E' una civiltà ancora zoppicante, contrastata da ogni
specie di terrorismo, di razzismo, di fondamentalismo, di volontà
di guerra e di predominio. Ma molti indizi, tra i quali le ultime affollate
e insistenti manifestazioni per la pace, mi fanno sperare che questo
tipo di civiltà sia destinata a vincere. E d'altronde, o si sta
in pace e si collabora per risolvere i veri problemi dell'umanità
(quelli ormai a tutti noti: la fame, la sete, le malattie, la sovrappopolazione,
il pericolo di estinzione per mancanza di aria o per calore eccessivo,
la violenza attuata da numerose e pericolose organizzazioni terroristiche
e mafiose, la corsa irragionevole verso un profitto incurante di ogni esigenza
ambientale) o si salta in aria con tutto il pianeta.
Fu questo lo stesso pensiero che mi assalì nel 1992, dopo la
prima guerra del Golfo, quando dovetti vedere con raccapriccio i pozzi
di petrolio bruciare per mesi, o dopo la guerra del Kosovo, quando si parlò
delle difficoltà di ripescare le bombe inesplose dal fondo dell'Adriatico.
Non è ammissibile spendere tante energie in imprese distruttive
senza nemmeno prevedere conseguenze così sconvolgenti e incontrollabili
e, anzi, fingendo di ignorare quello che ormai tutti sanno: che non esistono
guerre capaci di evitare la morte degli innocenti. Oppure le stragi si
tollerano come prezzo di un bene superiore dato per certo come conseguenza
necessaria di una guerra 'giusta': la rinascita di una vita democratica
nel modello di benessere occidentale. Non mi sarei mai sognato di sentire,
quest'anno, riecheggiare candidamente il vecchio slogan della pax romana:
si vis pacem para bellum.
Eppure, col pericolo imminente di un annientamento totale, del suicidio
della specie umana dovuto alla sua pessima gestione del pianeta, c'è
ancora chi si diletta di argomenti futili per rivendicare il diritto a
una vendetta, il diritto di godere di privilegi acquisiti al costo della
vita di altri, il diritto di godersi le ricchezze del proprio orticello
fregandosene dei vicini poveri che muoiono di fame.
Dicono: state tranquilli: togliamo ogni possibilità di vita comoda
e di pensione alle generazioni future ma non si toccano i diritti acquisiti.
Questa dei diritti acquisiti è una beffa tragicomica. Come si può
acquisire il diritto ad una vita almeno tranquilla? Un diritto così
uno ce l'ha da quando è nato. Nessuno me lo dovrebbe dare o togliere.
Ovviamente tutti poi vediamo quanto questo mondo, fondato sul libero mercato,
sia poco rispettoso del mio diritto alla vita e quanto, perciò,
io debba arrampicarmi e sudare (e tirare la carretta) per guadagnarmi da
vivere, ammesso che ci riesca. Ma almeno abbiate un po' di decenza. Astenetevi
da questi ridicoli tentativi di indorarci la pillola. Sapete benissimo
che già noi non ci possiamo godere la nostra pensione perché
dobbiamo mantenere i nostri discendenti che, quando hanno uno stipendio
di 800-1000 euro al mese sono fortunati, ma non possono certo viverci,
sapendo che solo l'affitto non è mai inferiore a 500 euro al mese;
figuriamoci quelli, in tutto il mondo, che 'vivono' con meno di un dollaro
al giorno. Il posto fisso non c'è più e questo vi sembra
una grande conquista! E' questo che volevate quando avete abbattuto il
muro di Berlino e sbaragliato l'ideologia comunista? I nostri figli dovranno
passare la vita a cercare ogni giorno il modo di avanzare faticosamente
per superare la folla dei concorrenti, e questo vi sembra un modello di
vita entusiasmante per le future generazioni! Non mi sembra che possa essere
felice o dignitosa una vita rissosa. Nei miei prossimi cento anni voglio
la mia parte di terra, di mare, di aria e di tepore primaverile, senza
sbalzi inusitati di temperatura, senza incendi, senza risse tra banche
e multinazionali, senza terroristi, senza guerre e guerrieri.
mic.dang@tiscalinet.it
mic.dang@libero.it
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© 2002 Emanuele & Michele
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