Il pensiero del granchio
(Febbraio 2001)
Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino.
foglia

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Gli animali selvatici, sempre più stretti nei territori non ancora sequestrati dall'uomo, finiscono come le volpi, i cani, i gatti, i procioni, le scimmie, per non parlare dei ratti, a razzolare nella spazzatura delle periferie cittadine. Anche i gatti e i cani sarebbero animali selvatici, se l'uomo, con un atto d'imperio, non avesse deciso, fin dall'antichità, di tenerli prigionieri. Nessun patto è stato mai stretto, contrariamente a quanto sostiene qualche etologo romantico, tra la specie umana e quelle domestiche. Ad alcune è concessa la grazia di non essere, usualmente, considerate un buon alimento. Anche gli uomini selvatici, i barboni, quelli che hanno scelto di non sottostare a nessun condizionamento sociale e quelli che non l'hanno scelto ma sono ugualmente barboni (ma entrambe le sottospecie sono pesantemente condizionate e represse), razzolano nella spazzatura. A volte devono contendersi gli avanzi dei ricchi con animali intraprendenti come le scimmie, che non esitano a strappare loro il cibo dalle mani o dalla bocca. Ma questi spazzini volontari, questi necrofagi e coprofagi, non abbastanza efficienti, sono odiati, danno fastidio, si vorrebbe allontanarli. Ma allora perché non si offre loro un conteiner stabile e una mensa, come si fa con tutti i terremotati e gli alluvionati? Perché si pensa a loro solo quando l'inverno si fa più rigido e muoiono come le mosche? Perché l'organizzazione pubblica non si vergogna di lasciare ai volontari delle comunità religiose il compito di provvedere ai bisogni dei poveri? L'ipocrisia religiosa e privata vuole che "i poveri siano sempre con noi", come recita la peggiore delle buone novelle, che pure richiama i cristiani al dovere dell'assistenza. Se io ritenessi opportuno occuparmi di questioni teologiche, mi rifiuterei di credere che in un disegno divino ci fosse la vita grama dei barboni e la perpetua carità pelosa dei benpensanti.

Ci arriva da lontano, come da un altro mondo, come una leggenda fosca dai toni cupi, la notizia non recente di un bambino povero e delinquente ucciso a calci da quattro poliziotti. Hanno ucciso a calci uno di quelli che razzolano nella spazzatura.

Ma anche altrove razzolare nella spazzatura diventa una necessità di sopravvivenza. In Internet sempre di più si naviga nella spazzatura. E dunque si razzola per trovare quel poco che è messo lì per comunicare e non per pubblicizzare. Ormai, fino a quando non finirò di pubblicare il Granchio e non cambierò il mio indirizzo di e-mail, sono condannato a ricevere decine di messaggi insulsi di tutti gli spacciatori di pubblicità gratuita. Alcune newsletters, come quella del Buongiorno e quella di Dario Fo e Franca Rame, le ho scelte io e ne sono soddisfatto. Ma parecchie altre mi arrivano, anche raddoppiate nel giro di pochi giorni, senza che io abbia mai mosso un dito. E ora che siamo in campagna elettorale, arrivano anche messaggi di propaganda politica, alcuni dei quali cammuffati da giuste proteste più o meno civili. Ragazzi, è inutile mandarmi a dire che il prezzo della benzina dovrebbe essere detassato, senza neppure domandarvi che cosa sarebbero le nostre città, già deturpate e ammorbate dagli scarichi inquinanti, se la benzina costasse la metà. Io preferisco mille volte pagare la benzina il doppio, se qualcuno mi abolisce l'IRPEF sulla prima casa e, magari, anche l'ICI. Ma sarei disposto anche a ripagare questa IRPEF e questa ICI, se tutti i cittadini potessero avere giardini pubblici e marciapiedi puliti, spiagge e mari senza catrame e petrolio, pesci e altri animali da ammirare e, con parsimonia, da mangiare senza pericolo per la salute, boschi da attraversare senza correre il rischio di perire in un incendio doloso, mezzi pubblici a sufficienza,  lavoro e benessere per tutti. Sì ho detto per tutti. L'aumento del 3, 4, 10, 20% dell'occupazione m'interessa poco e le percentuali mi annoiano.

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© 2000 Emanuele & Michele