Il pensiero del granchio
(Aprile 2000) Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino. |
Un mese fa ho iniziato un'avventura che andavo meditando
da tempo. Ho guardato un po' di siti, ho raccolto informazioni, ho letto
qualche FAQ e alla fine ho cercato di inserirmi nel newsgroup
it.comp.os.linux.iniziare: un gruppo di discussione, in apparenza, fatto
apposta per i principianti. In una delle varie FAQ ho letto un discorso del
genere: "Prima di porre una domanda segui questo algoritmo". Mi trattano
come un computer! Una persona non dovrebbe essere invitata a seguire un
algoritmo! Ad ogni modo, l'algoritmo, che presuppone un sistema Linux già
installato su un computer, dice più o meno questo: 1. Controlla che la risposta non sia già altrove, sul cd-rom di installazione o in una directory del sistema installato (p. es. /usr/doc). Infatti esistono miriadi di documenti più o meno oscuri che si chiamano howto, manpages, info-pages, faqs, readme, ecc.. 2. Se qui non hai trovato quello che cercavi (bestia!), usa http://www.deja.com, un motore di ricerca su newsgroups (in cui io ho cercato invano di navigare, ma la mia testimonianza non è valida: non sarei capace di trovare... un ago in un pagliaio). 3. Se anche qui hai dimostrato la tua inefficienza, dai una rapida scorsa ai subjects dei threads, che sarebbero i titoli dei messaggi mandati dagli utenti del gruppo di discussione. Ci si può passare anche un'oretta, se non si ricorre a qualche tipo di ricerca con chiave. Se si trova qualcosa, poi bisogna farsi dare i messaggi relativi e leggerli. 4. Se anche questa operazione di ricerca non è servita a nulla, poni pure la tua domanda, ma, attento, nel subject devi essere "significativo" e "informativo", nel body devi essere "preciso", "esauriente" e "sintetico". Questi consigli, contrariamente a quanto potrebbe apparire ad una prima lettura, non sono minacciosi (io li ho un po' coloriti); al contrario, chi li segue con scrupolo può entrare piano piano (molto piano) nei misteri di Linux, senza appesantire il gruppo con richieste già fatte, a cui i volenterosi esperti hanno già dato risposta. Beh, io non so da quanto tempo esista il gruppo, ma, supponendo che esista da un anno e vedendo che i messaggi presenti sono sempre abbondanti, ritengo che ormai domande nuove non se ne dovrebbero più fare. E allora perché i messaggi non diminuiscono? Alla fine un newsgroup del genere, se si esaudissero i desideri di certi personaggi che non tollerano ripetizioni, dovrebbe sparire! Beh, oggi la vita è troppo rapida e tumultuosa per apprezzare il detto: "Repetita iuvant". Esiste una bibbia dei linuxiani italiani. Il titolo dell'opera è una trappola: si chiama "Appunti Linux", ma è un mattone di circa 2000 pagine. L'autore è Daniele Giacomini di Treviso, un simpatico ragazzo barbuto che ha lasciato la sua foto sull'introduzione dell'opera. Sia chiaro che non si tratta di un libro in vendita nelle librerie. E' una serie di 235 pagine html che si possono scaricare dal sito www.pluto.linux.it. E' un'opera introduttiva colossale, completa, utilissima. Molti affezionati consigliano di leggerne alcune pagine la sera, prima di addormentarsi (o per addormentarsi?). Io ne ho letto parecchie pagine e, dopo la prima impressione sgradevole, ho finito per apprezzarla molto, anche al confronto con le circa 2000 pagine della guida in linea di Linux, di cui solo 250 circa sono state fino ad ora tradotte (alcune male) in italiano. E' facile criticare. Ma questo è il risultato del contributo generoso di centinaia di appassionati che ogni giorno continuano a prodigarsi per arrivare ad un prodotto tale da superare, come server di rete, Windows NT (così si dice). E poi, se si fa il confronto con la documentazione di Windows, il livello di quest'ultima è senz'altro superiore, almeno dal punto di vista della leggibilità e degli strumenti di ricerca, ma se hai un problema tecnico e non vai a cercare nel sito Microsoft, nelle FAQ o nell'ottimo newsgroup it.comp.os.win9x difficilmente lo risolvi. Non conosco ancora Windows 2000, ma l'annuncio di 63000 bugs non promette niente di buono. Io però, come è noto, non mi scandalizzo per la presenza di errori nel software e neppure, naturalmente, per la relativa oscurità della documentazione di Linux. Mi consolo pensando che, se i computer funzionassero perfettamente e fossero facili da gestire, il numero dei disoccupati (è il mio chiodo fisso), che è già troppo alto, aumenterebbe ancora, almeno fino a quando lo spettro della disoccupazione e della povertà non sarà chiaro a tutti con le sue vere cause e non verrà efficacemente combattuto. Ma torniamo a Linux. I ragazzi del gruppo sostengono che Windows (chiamato Winzozz, Window$, Winbugs) non funziona e Linux (chiamato il Pinguino) sì. Riconoscono però che, mentre Windows lo installi, il più delle volte senza gravi problemi, e lo puoi subito utilizzare, Linux ha bisogno di una configurazione accurata e laboriosa. La mia va avanti da un mese e non è ancora finita. Come sempre, la mia testimonianza non è valida, perché, per esempio, a me non basta arrivare ad ottenere un successo, ne voglio sempre almeno due. Ho bisogno cioè di accertare che tutto ciò che ho fatto saprò rifarlo alla prossima installazione. Con Linux, ho l'impressione che non si possa affidare tutto alla memoria. Nè si può contare di ritrovare rapidamente le notizie necessarie nell'immensa e poco indicizzata documentazione al momento opportuno. Bisogna scriversi tutto in un vademecum da tenere a portata di mano. Bisogna farsi un... algoritmo per la configurazione del proprio sistema. Ma io continuo a parlare di Linux come se fosse una cosa sola. Questa, come d'altronde avviene per molti concetti informatici e della vita quotidiana, è solo un'astrazione comoda. La verità è un po' diversa: di Linux esistono edizioni diverse distribuite da diverse società con sito su Internet. Le più comuni sono: Red Hat, Mandrake, Debian, SuSe, Slackware, Corel. In queste società, se ho ben capito, tutto il sistema può essere modificato a piacere, ma, in teoria, dovrebbero documentare ogni mossa e distribuire gratis su Internet il software con i suoi moduli sorgenti e la sua documentazione. Le stesse società distribuiscono gli stessi pacchetti, confezionati e muniti di manuali, ad un prezzo che dovrebbe essere equo. Inoltre alcune riviste di informatica danno un cd-rom con una di queste distribuzioni in allegato, ma spesso il cd-rom non contiene i sources, che quindi vanno comunque scaricati da un sito di Internet. Tutto questo significa che se uno vuole parlare del proprio sistema, non può dire semplicemente di avere installato Linux, ma deve dire, per es. Red Hat 6.1, Mandrake 7, ecc.. Che cosa cambia da una distribuzione all'altra? Non posso ancora pronunciarmi su questo punto, finché non avrò installato almeno un'altra distribuzione, ma, da quanto ho letto in giro, sembra che le funzioni rimangano quasi intatte. Cambierebbero invece le modalità di installazione e di configurazione iniziale. Come qualunque sistema operativo, Linux è costituito da un nucleo centrale e da una serie di programmi di utilità che sfruttano le funzionalità del nucleo. Il nucleo si chiama Kernel ed è utilizzato da una serie numerosa di comandi, che insieme costituiscono la "Shell", e di utilities e applicazioni dalle funzionalità disparate: esistono editors, word processors, fogli elettronici, programmi di gestione di posta elettronica, di messaggi in newsgroups, browsers di http, programmi per ftp, Window Managers. Questi ultimi sono programmi che attuano un sistema grafico simile a Windows. Su questo punto, come per il resto, non sono ancora molto ferrato. Per il momento ho provato, con poca soddisfazione, solo uno dei diversi tipi di sistemi grafici, quello che Red Hat installa automaticamente: si chiama Gnome; e in seguito ho appreso che, per funzionare, richiede un altro componente chiamato Enlightenment, anch'esso installato automaticamente. Ma esistono altre possibilità che nel newsgroup sopra citato vengono ritenute migliori, perché richiedono meno risorse e quindi sono più veloci. Il migliore, dicono, è un prodotto che si chiama proprio Window Manager. La mia esperienza con Gnome ed Enlightenment è stata, fino ad oggi, traumatica: non sono ancora riuscito a trovare il modo, e non so se c'è, per ingrandire i caratteri nelle finestre e governare il colore del fondo, cose essenziali per un anziano presbite. Ho posto la domanda sul newsgroup, ma nessuno mi ha saputo o voluto rispondere. Ho invece ricevuto risposte determinanti a tutte le numerose domande che ho posto sui comandi da usare per la configurazione. Ci sono ragazzi esperti, miti e generosi su quel gruppo, in linea con il programma di fraternità con i programmatori e gli utenti espresso dal Manifesto GNU (Gnu's Not Unix: questo è il significato della sigla! Fu usata dal gruppo di lavoro americano guidato da Richard Stallman all'inizio, se non ricordo male, degli anni 90). Ma ci sono anche individui, esperti anche loro, ma dotati di una aggressività (per fortuna solo verbale), più vicina al nonnismo delle caserme che alla apertura mentale che in genere caratterizza i frequentatori del ciberzpazio. E' gente che chiama 'utonti' gli utenti e 'troll' i disturbatori o coloro che, per diverse ragioni, vengono giudicati indegni di partecipare alle discussioni del gruppo e, quando arriva al colmo della sua rabbia sprezzante, emette un 'plonk', deliziosa onomatopea che però è anche una sigla: significa 'Please Leave Our Newsgroup - Killed'. L'uccisione è solo un'intimidazione psicologica, seguita dall'attivazione di un filtro che impedisce al 'killer' di captare i futuri messaggi inseriti dall'intruso; e generalmente convince il disturbatore ad abbandonare davvero il gruppo. Ci sono poi disturbatori anonimi che lasciano messaggi pieni di insulti e male parole. Quando capitano, subito tutto il branco si raduna per inveire contro l'intruso con ringhi, latrati e minacce di ogni genere. Lo spettacolo è divertente ma, se si decide di intervenire, è necessario usare molto tatto, cercando di non infrangere le regole della 'netiquette'.
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