Il pensiero del granchio -
The crab's
thought (Novembre 1999 - November 1999)
Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino. |
Quando si scrivono tre o quattro lettere nello stesso pomeriggio è difficilissimo commettere l'errore di infilare nella busta destinata a una persona il foglio scritto per un'altra. Mi risulta che nella storia dei servizi postali un errore di questo genere sia stato rarissimo. Con la posta elettronica l'errore può accadere più facilmente, dal momento che l'indirizzo generalmente non viene trascritto, ma si applica al messaggio con uno dei ben noti pericolosi e inconsulti clic del mouse. Può dunque succedere che un pettegolezzo su una persona venga inviato proprio all'oggetto del pettegolezzo o che una notizia riservata venga mandata a chi non doveva saperla o a una lista di amici e conoscenti. Accadono poi cose anche peggiori. Si ricevono messaggi indesiderati e spesso insolenti e offensivi da sconosciuti a cui, per processi psicologici non chiari, si risponde per le rime. Nascono così inimicizie feroci e, solo raramente, sincere amicizie. Questo è il Ciberspazio, quel mondo virtuale alternativo di cui si parla in giro. Io credevo che fosse impossibile arrabbiarsi in rete e invece moltissimi lo fanno nei modi bollati dalla 'Netiquette' col marchio più o meno infamante di 'flaming'. Lo fanno soprattutto nelle discussioni pubbliche dei 'newsgroups', a volte con allegre battute di spirito, ma spesso con insulti e parolacce, proprio come avviene nelle riunioni di condominio. Probabilmente il fenomeno interessa ampiamente anche le 'chat', strumento per me assolutamente impraticabile per via della lentezza con cui saprei reagire. Ci provai vent'anni fa con il 'baracchino' a chiacchierare con gli sconosciuti. Il baracchino è quella radio rice-trasmittente con cui certa gente denominata CB (Citizen's Band) si scambia messaggi generalmente di scarso significato. Fu un fallimento completo: appena uno sconosciuto o un misterioso interlocutore con cui avevo già scambiato due o tre parole si metteva in comunicazione con me, non avevo niente da dirgli e cominciavo a balbettare qualche insulso saluto standard tra pause celentaniche. Insomma un vero 'bailamme' di pensieri e sentimenti confusi si scatenava nella mia mente. Poi ho concluso che quelle conversazioni non avevano alcun senso per me e le ho interrotte. Quelli che perseverano forse sono ancora in fase transitoria, come fui io, o sono fortemente interessati alle apparecchiature radio mai completamente adattate a superare i numerosi disturbi presenti nell'etere, oppure formano gruppi con altri forti interessi comuni da discutere per molte ore al giorno: si mettono come in circolo intorno a un fuoco e parlano a turno con ordine e flemma educata, come farebbero ladies e gentlemen in un salotto. Ma l'idillio dura finché non si presenta un disturbatore insolente con insulti, sghignazzate e pernacchie. Ritengo che, se non ci fossero tutti questi disturbi, le conversazioni via radio sarebbero meno divertenti per un ascoltatore accidentale e cinico, ma potrebbero essere molto utili e ricreative per utenti costretti all'immobilità o all'isolamento. Ma, tornando alle cose di Internet, va detto che questo mondo artificiale semiselvaggio, non ancora del tutto esplorato e regolato da leggi civili - io sono tra quelli che dicono: fortunatamente - è irto di insidie ad ogni passo. Ciò che mi preoccupa non è la violazione dei diritti d'autore o la pornografia, e neppure l'attuazione di delitti ancora più gravi che, se non ci fosse Internet, sarebbero comunque fenomeni congeniti al modello di cultura che, se non lo si combatte con decisione e con gli strumenti adatti a ridurre sensibilmente le differenze sociali, va prendendo il sopravvento in tutto il mondo. Mi preoccupa ciò che è alla base dell'ipocrisia con cui si è costruita nei secoli la convivenza umana, ipocrisia che qui, in un più o meno spinto anonimato, può essere abbandonata, liberando esplosioni di violenza verbale inaudita. E' solo uno sfogo salutare? Vorrei che fosse così. Ma qualcosa mi induce a pensare che, dopo essersi esercitato nel mondo virtuale, l'innocuo navigatore iracondo si alzi, impugni una bandiera e un manganello e vada negli stadi o altrove a dare sfogo reale alla rabbia che lo infiamma.
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When you write several letters in the same afternoon
it's very difficult that you erroneously put a paper written for a person
into the envelop set up for another people. I know that this kind of error
was very rare in the mail post service history. But, with the electronic
mail, this error can more easily happen, because generally the mail address
is attached to the message with one of the well known dangerous and rush
mouse click. Therefore it may happen a gossip about someone is sent just
to the gossip target or some private news is sent either to someone who mustn't
know it or to a lot of people included in a mail list. Worse furter things
happen in Internet. You can receive unwanted and often insolent and offensive
messages from unknown persons that you answer back to, because of a certain
unclear psychological process. So ruthless enmities and, very rarely, sincere
friendships are built up. This is the Cyberspace, a virtual alternate world
they speak around. I believed it was impossible to get angry in the network;
on the countrary many people do it in the ways branded by the 'Netiquette'
with the disgraceful brand of 'flaming'. Many people use to flame in the
public discussions on the 'newsgroups', sometimes with amusing jests, but
often with slights and abuses, just as it happens in the joint ownership
meetings. Probably the same happens in the 'chat', where I never go because
of my slow reactions.
I tried to speak with unknown people through the 'baracchino' [untranslatable italian word, I suppose] twenty years ago. The 'baracchino' is a special receiving/transmitting radio station used by some people named CB (Citizen's Band) to interchange generally not much significant messages. My attempt was completely unsuccessful. Whenever either an unknown person or a person which I spoke to not more than one or two times got the connection with me, I had nothing to tell him and I started to stammer saying some standard greeting with 'celentanic' pauses [similar to those used by Adriano Celentano when he speaks in television]. Finally a thought and feeling uproar broke out in my mind. Later I understood those conversations were nonsense for me, so I stopped them. Persevering people perhaps are still in a transitory fase, as I was, or they are strongly interested to maintain their radio devices never completely adapted to avoid the plenty of ether noises, or they are some groups bound by other strong common interests to be discussed several ours per day: they sit down as in a ring around a fire and speak by turn with order and well-bred calm, as ladies and gentlemen could do in a sitting-room. But this happy condition goes on till an insolent disturber breaks it with his slights, his guffaws and his raspberries. I think that, without these noises, the radio conversations could be useful and pleasant to people forced to be either motionless or isolated. But coming back to speak about Internet, I think that this almost wild world, fortunately not yet completely explored and ruled by civilized laws, is a very insidious world. I'm worried neither because of the copyright violation nor because of the pornography nor because of more heavy crimes: even if Internet would not exist, these crimes should be in any case inborn in the cultural model that is going to be the ruling model, if you don't fight strongly against its pernicious social inequalities. I'm worried because of the agressiveness that is the base of the hipocrit human life in common and that here, in a more or less complete anonimous condition, can be quit, causing incredible word violence explosions. Is it only a healty vent? I would like so. But something draws me to think that the harmless wrathful Internet navigator, having had his practice in the Cyberspace, can get up, wield a flag and a cudgel and go to the stadiums or anyware else to give true vent to the anger inflaming him. |
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Copyright © 1998-1999 Emanuele & Michele