Il pensiero del granchio -
The crab's
thought (Dicembre 1998 - December 1998)
Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino.
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Pensiero d'autunno | Autumn thought | |
Non si può dire che questo sia un autunno
caldo. Non voglio lamentarmi per il freddo, dopo aver pianto per il caldo
di questa estate. Gli eventi si rincorrono velocemente. Abbiamo
rischiato una nuova guerra del Golfo. Il processo di pacificazione tra
palestinesi e israeliani è stato sul punto di bloccarsi e la tensione
è sempre forte. E rimangono i problemi del Cossovo, i contrasti etnici
dell'Africa, le epidemie, la desertificazione. In casa nostra abbiamo assistito
alla protesta dei tassisti, al sit-in degli esuli curdi in difesa del loro
leader-terrorista Ocalan, alle corse di natanti, guidati da nuovi
pirati-negrieri, carichi di gente disperata che cerca di approdare alle nostre
coste e talora annega nel tentativo. Le proteste delle migliaia di operai
che trovano improvvisamente chiusa la loro fabbrica sono ormai quotidiane
e non fanno più notizia. Ogni tanto si sente parlare di quelli che,
dovendo lavorare in fretta per opere eccezionali come quelle stabilite per
il Giubileo, cadono vittime di incidenti sul lavoro.
Gli episodi clamorosi non mancano, la gente esprime la sua rabbia, il suo disappunto, la sua passione ogni volta che può. Eppure non si può dire che questo sia un autunno caldo. Ciò che qualche anno fa veniva definito 'autunno caldo' era una conflittualità intensa tra sindacati e imprenditori che esplodeva quando tutti erano rientrati dalle vacanze. Questa conflittualità si esprimeva con scioperi generali e manifestazioni da una parte, manovre ricattatorie, minacce e intimidazioni dall'altra, in presenza di un governo mediatore ed arbitro formale. Oggi il ruolo delle parti non è cambiato. E' cambiato apparentemente lo scenario storico internazionale, dopo la riunificazione della Germania e la fine della guerra fredda, l'inizio di tante guerre di assestamento, e dopo le grida di trionfo di sinceri democratici e di fermi sostenitori delle teorie capitalistiche per la caduta del comunismo reale. Lo scenario di oggi è la dilagante disoccupazione, dovuta essenzialmente alla rapida evoluzione tecnologica, la coscienza diffusa dello stato di degradazione ambientale fino al rischio di estinzione della vita sulla terra. Tali fenomeni, a tutti noti, imporrebbero una profonda revisione di ogni cultura o movimento fondato sull'interpretazione della realtà al fine di ottenere benefici per l'umanità o per una parte di essa, perché ormai sono crollate le basi di tutte le vecchie ideologie. Ma le dichiarazioni di politici, imprenditori, sindacalisti e perfino giornalisti sembrano ignorare la realtà o enfatizzarne aspetti del tutto marginali, come per deviare l'attenzione verso obiettivi destinati essenzialmente a mantenere lo 'status quo'. I governi più o meno socialdemocratici dei principali paesi d'Europa hanno comunque giurato fedeltà ai principi del liberismo economico e, pertanto, non resta che aspettare il momento in cui qualche imprenditore riterrà conveniente assumere una persona e licenziare una macchina. E' possibile questo? In verità il progresso tecnologico suggerisce scelte opposte agli imprenditori intelligenti. E' inevitabile. E quindi non è possibile che la tendenza si inverta. I governi non prendono provvedimenti che servano seriamente a risolvere il problema, ma solo a rimandarne di qualche mese o di qualche anno la naturale conclusione. Ciò che bisogna fare, in un modo o nell'altro, è convertire la disoccupazione in tempo libero. Naturalmente una simile affermazione scandalizzerà ogni buon moralista, incapace di guardare obiettivamente i dati dei fatti e di trarre conclusioni serene. Si dice che la nostra scuola abbia formato una serie di generazioni senza valori. Ma a volte è la forza dei valori che acceca i responsabili e li induce a cercare soluzioni insensate e spesso disastrose. Io capisco che il problema non è semplice. Ma per risolverlo bisogna innanzitutto mantenerlo sempre al centro dell'attenzione, non nasconderne le cause ormai evidenti, non far credere che provvedimenti come la mobilità, il lavoro interinale, le opere di pubblica utilità, o fenomeni spontanei come il volontarismo o addirittura l'elemosina, per quanto lodevoli, siano risolutivi. Oggi esistono commissioni che si occupano insieme di salvezza dell'ambiente e di fame nel mondo. E' all'opera di questi enti che i governi del mondo devono guardare. Ed è raccomandabile che gli obiettivi non siano soltanto la riduzione della povertà e dei danni ambientali a limiti in cui non rischino più di danneggiare i potenti.
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You could not say that this is a hot autumn. I don't
want to complain the present cold, after I have cried for the heat of the
last summer. Historical events run quickly. We have risked a new war of the
Gulf. The pacification process between Israelians and Palestinians was to
stop and the tension in this area is still very high. So the Cossovo problems,
the ethnic contrasts in Africa, the epidemics, the formation of new deserts
are always unresolved. At home we saw the protest of taxi-drivers and the
sit-in of the exiled Kurds in defence of their leader-terrorist Ocalan, the
boats running, drived by some new pirats-slavedialers, charged of despered
people trying to reach our coasts and often drowing in this attempt. The
daily protests of many unemployed workers are not interesting news. Sometimes
we hear about some workers that, having to work in a hurry for exceptional
works like those decided for the Giubileo, fall as victims of accidents on
the job.
The sensational episodes do not lack, people express its anger, its disappointment, its passion every time they can. Nevertheless you cannot say this is a hot autumn. What some years ago was defined 'autumn caldo' was an intense confrontation between trade-union and ownership that exploded when all people had comed back from holidays. This confrontation consisted of general strikes and demonstrations from a part, blackmail maneuvers, threats and intimidations from the other, in presence of a government acting as formal mediator and arbiter. Nowaday the role of the parts is not changed. Apparently the international hisorical scenary has changed, after the re-unification of the Germany and the end of the cold war, the beginning of many settlement wars, and after the triumph shout of sincere democratics and firm supporters of the capitalistic theories for the fall of the real communism. The nowaday scenary is the spreading unemployment, to the rapid technological evolution, the diffused conscience of the state of environmental degradation up to the risk of extinction of the life on the earth. Such a phaenomena, to all known, would impose a deep revision of each culture or movement founded on the interpretation of the reality in order to get benefits for the humanity or for a part of her, because the bases of all the old ideologies have now collapsed. But the declarations of political, entrepreneurs, syndicalists and even journalists seem to ignore the reality or to amplify expects quite marginal, like for divert the attention toward objective destined essentially to maintain the 'status quo'. The more or less Social Democratic governments of the main European countries have sworn their fidelity to the beginnings of the economic free trade however and, therefore, we have to wait the moment in which any entrepreneur will retain convenient engage a person and dismiss a machine. Is that possible? In truth the technological progress suggests opposite choices to the intelligent entrepreneurs. It's unavoidable. And therefore it is not possible that this tendency is reversed. The governments don't take provisions seriously useful to resolve the problem, but only to delay by any month or any year the natural conclusion. What needs to do, in a way or in the other, it is to convert the unemployment to free time. Naturally a similar affirmation will scandalize each good moralist, unable to impartially look at the data of the facts and to draw serene conclusions. They say that our school has formed a set of generations without ideals. But it sometimes is the strength of the ideals that blinds the responsible men and induces them to look for foolish and often disastrous solutions. I understand that the problem is not simple. But to resolve it first of all it is cecessary to maintain it always to the center of the attention, not hide the causes by now evident, don't make believe that provisions like the mobility, the temporary jobs, the work for public utility, or spontaneous phenomenons like voluntary work or even alms, although praiseworthy, they are decisive. Today committees exist that deal with both salvation of the environment and hunger in the world. The governments of the world must look at that institutions. And it is advisable that the objective are not only the reduction of the poverty and of the environmental damages to limits in which they don't risk more to damage the powerful persons. |
Copyright © 1998-1999 Emanuele & Michele