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Lunario politico 
(Novembre 2009)

Ho l’impressione che le forze politiche più ascoltate – gli industriali, i banchieri, le destre, qualche partito di centro e qualche altro di sinistra – mentano spesso e volentieri. C’è chi dice che la crisi “economica” sta per finire e chi sostiene addirittura che ci sta alle spalle.
Mentivano anche prima, quando annunciarono l’inizio della crisi, dimenticando che già il giorno, i mesi, gli anni precedenti, parlavano di crisi e individuavano le cause nelle guerre del Golfo e dei Balcani, nel terrorismo, nella concorrenza sleale dei paesi emergenti. L’unica differenza è che per la crisi attuale è stata lampante l’origine nata proprio nell’anima del sistema capitalistico. Infatti tutto è derivato dagli errori madornali di quelli che usano giocare col denaro, preferibilmente col denaro di altri. Quelli noti vengono processati per truffa, ma la mancanza di regole chiare e ferme induce molti, nati, se possibile, onesti, a seguire l’esempio.
Ciò che appare più veritiero è quel fenomeno che hanno battezzato “bolla finanziaria” ordita dagli speculatori di tutto il mondo aiutati dai potenti mezzi informatici e telematici utilizzati con somma destrezza e disinvoltura.
Ciò che i potenti chiamano “crisi” è la loro crisi, la difficoltà di disporre di danaro sufficiente a mantenere il tenore di vita abituale e, di conseguenza, vedersi costretti a disfarsi del personale delle proprie aziende e, alla fine, delle aziende stesse. Così il loro tenore è salvo e il resto rimane in crisi, cioè in povertà sempre più nera. Chiamano crisi il pericolo di passare un periodo di blanda sofferenza, di dover rinunciare a un viaggio, a un party, a un’uscita di pesca d’altura, a una lunga vacanza lussuosa.
Ora dicono che l’abbiamo alle spalle.
Ma, a mio modesto parere, la crisi, quella vera, sostanziale, che continua da molti anni per i poveri, è molto più profonda e, se anche i grandi imprenditori riescono a trovare nuove fonti di guadagno, ormai sempre più provvisorie, la popolazione di ogni paese del mondo, specialmente se si moltiplica velocemente, corre rischi seri di estinzione.
Ho sentito dire che dal 2000 al 2008 le emissioni di gas serra, invece di dare segni di cedimento, secondo le indicazioni del Protocollo di Kioto e di altre raccomandazioni più recenti, sono aumentate del 40 per cento.
I cambiamenti in peggio del clima li vedete tutti con i vostri occhi.
Volete convincere i vecchi a coltivare gli orticelli di guerra ai margini delle città soffocate dall’inquinamento. E’ una simpatica iniziativa, ma servirà? Non è meglio prima liberarci dagli scarichi delle macchine inquinanti? Da anni i sindaci dichiarano di avere a cuore il problema, ma l’aria è sempre più irrespirabile, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo ci avvelena. E se, grazie ai nuovi farmaci, la nostra speranza di vita continua a crescere, la crescita demografica è un altro pericolo incombente.
Avete fatto tanti esperimenti con i topi e altre povere bestie. Sapete benissimo quello che succede. I topi, in alta densità di popolazione, impazziscono, si sbranano a vicenda, se avessero coltelli si accoltellerebbero, se avessero pistole e mitra si comporterebbero come gangster.
Qualcuno dice che ormai non c’è più tempo per intervenire con efficacia.
Io non lo so, ma, certo, se mi guardo intorno, vedo sempre più gente incapace di dominare i suoi istinti sanguinari da predatori rincitrulliti, qui, in città, senza neppure lo stimolo della fame e dell’indigenza o di un rancore cresciuto col tempo. Si vedono scatti d’ira improvvisa senza motivi apparenti, contro persone sconosciute, nel traffico, sui marciapiedi, nei bar, sugli autobus, nelle file alle casse dei supermercati o agli uffici postali.
L’ira, si sa, l’iniezione di adrenalina, è un fenomeno indispensabile per il cacciatore cavernicolo che non ha tempo da perdere in ragionamenti complicati e dispersivi, ma deve subito agire per uccidere la preda o l’avversario feroce.
Ma io vedo questi cacciatori e guerrieri anche nel riposo e nella pace domestica, quando hanno tutto il tempo e il modo di soppesare le cause e gli effetti delle proprie azioni. Eppure non riescono ad evitare di avere, d’inverno, sistemi di riscaldamento incontrollati e inquinanti, d’estate, climatizzatori che emanano vampe di calore all’esterno. In ogni stagione, se ne stanno per ore a crogiolarsi nella vasca da bagno o sotto la doccia ascoltando canzoni urlate dai loro riproduttori dvd o mp3, si mettono a pranzare guardando programmi televisivi che fanno un chiasso assordante, poi fumano, si intossicano, spesso passano notti intere in bagordi dannosi, tornano a casa ubriachi in macchina e vanno ad addormentarsi sotto l’effetto subliminale della TV accesa.
Mi domando come fanno questi individui ad essere sempre pronti a ricominciare questi divertimenti sfrenati, faticosi e fastidiosi per i vicini. Mi dispiace per loro che, prima o poi, temo, subiranno gravi danni alla salute, ma temo soprattutto per l’ambiente che, grazie a questi consumisti a tempo pieno, si degrada irrimediabilmente.
Gli speculatori e i grandi commercianti di beni di consumo, come televisori digitali e decoder, alcolici, fast e slow food, automobili, aerei, regali per Natale, Pasqua, Capodanno, e ogni tipo di festa sono invece soddisfatti per il comportamento irrazionale di questa gente. Aumenta la domanda e, secondo loro, così la crisi è risolta, almeno per loro.
Ma intanto le foreste vengono tagliate o bruciate.
La colpa è soprattutto dei governanti che non vogliono mettere un freno alla produzione di strumenti dannosi come macchine a petrolio e aerei a cherosene, non vogliono convertirsi all’uso di energia rinnovabile, non vogliono incentivare il risparmio, il riciclo e i bassi consumi, non vogliono occuparsi del problema dell’espansione demografica.
Temo, purtroppo, che ne avremo presto la conferma a Copenhagen, in Danimarca, dove si potrebbe sentire ancora la consueta puzza di marcio di questi convegni al vertice mondiale.



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