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Lunario politico 
(Marzo-Aprile 2009)
Ormai l’amministrazione Obama negli Stati Uniti è avviata. Tutti ne parlano. I media ne hanno parlato molto anche prima della vittoria alle elezioni, specialmente nel periodo immediatamente precedente le elezioni, quando ormai i sondaggi pronosticavano questa vittoria e alcuni ex avversari si schieravano dalla sua parte.
Gli stessi sostenitori di Obama sembravano quasi temere che il primo presidente di colore fosse destinato ad una opposizione sleale non solo da parte dei repubblicani e che rischiasse perfino la morte, come Kennedy e Martin Luther King. A scanso di pericolo per la cerimonia di insediamento del giovane presidente si sono prese straordinarie misure di sicurezza.
Ma ora, nel pieno di questa crisi finanziaria ed economica, la politica di Obama e dei suoi uomini, viene giudicata molto opportuna e capace di ottenere benefici risultati, quasi un ‘new deal’.
Da un punto di vista degli ambientalisti come me, l’impulso allo sfruttamento delle energie rinnovabili è un ottimo inizio di questa amministrazione. C’è chi parla di rivoluzione verde.
Molto diverse sono le misure prese dal governo italiano che preferisce l’energia nucleare!
Io non so come andrà a finire, ma con le centrali nucleari, anche se di nuova generazione, il rischio di finire come Chernobil sarà alto.

Ah! Aprile comincia bene! Il terremoto dell’Aquila del 6 aprile ha svegliato anche me e quasi tutti i romani alle 3.32 di notte. Poi tutti abbiamo letto, visto e provato lo sgomento per il disastro.
I politici di destra e di sinistra si presentano in TV con la buona ipocrita intenzione di non voler fare polemiche. Poi le fanno o mettono le mani avanti perché hanno la coda di paglia (come ha detto Bersani).
Lo spettacolo è deja vu.
Ad ogni terremoto italiano stiamo a guardare il crollo di palazzi mal costruiti negli anni precedenti. I politici giurano che non accadrà più. E intanto migliaia di sfollati rimangono prima nelle tende e poi nei container. E per le ricostruzioni (salvo lodevoli eccezioni) si aspettano molti anni.
Per un terremoto precedente, avvenuto in un altro paese (mi pare in Turchia), fui molto sorpreso nell’apprendere che il governo di quel paese respingeva le offerte di aiuto esterno. Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento dello stesso tipo assunto con orgoglio dal governo italiano.
Siamo un popolo fiero?
Oppure non vogliamo stranieri tra i piedi et dona ferentes?
Per fortuna le offerte degli Stati Uniti non sono state rifiutate.

La scossa del 6 aprile non è stata l’unica. Centinaia di altre scosse di minore intensità l’hanno seguita, e il 7 ce n’è stata una forte quanto la prima che molti hanno avvertito anche a Roma. Ho detto ‘la prima’, ma non è così. Tutti sanno che lo ‘sciame’ di scosse era iniziato fin da dicembre o addirittura da ottobre 2008. In questo periodo, forse, si poteva far qualcosa per attenuare il pericolo: sgombrare gli edifici ritenuti instabili, allertare la popolazione. Certamente nessuno avrebbe sospettato che il palazzo del governo e quello degli studenti fossero stati costruiti senza rispettare le norme antisismiche.
In un paese in cui quel che conta è il tornaconto personale e familiare nessuno ha mai la volontà o la forza di correre ai ripari prima della catastrofe.

C’è stata una diatriba sulla prevedibilità dei terremoti, che la scienza ufficiale dichiara imprevedibili. Eppure c’è stato un uomo, un ricercatore residente all’Aquila, che aveva fatto diverse previsioni, sia pure non del tutto precise sul luogo e sul momento del sisma. Come sempre i volenterosi efficienti non sono ben visti: il pover’uomo è indagato per ‘procurato allarme’!

Bene, il parlamento ha respinto il disegno di legge sulla sicurezza e il governo è stato costretto a togliere le parti che introdurrebbero le famigerate ‘ronde’ e quelle che porterebbero il periodo massimo di permanenza dei rifugiati nei centri di accoglienza da 60 a 180 giorni.


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