Lunario politico
(Maggio 2008) |
Ecco fatto. Le elezioni sono passate da più di un mese. Le
destre hanno festeggiato nelle piazze con brindisi, inni e, almeno per
metafora, alla stregua dei fucili leghisti, con saluti romani; il cosiddetto
‘centro’, forte dell’appoggio ecclesiastico, gongola e si prepara ad influire
ora sulla destra, domani forse sulla sinistra; i partiti di sinistra stanno
ancora piangendo e cercano di capire le ragioni di questa autentica disfatta;
il governo di destra si è insediato e vuole lavorare alacremente; Tremonti ha
già dichiarato che l’ICI sulla prima casa verrà abolita e che il ‘tesoretto’
del governo Prodi non esiste (concetto già accennato dallo stesso Padoa
Schioppa). Per capire veramente questa rivoluzione della volontà
popolare, che ha dato torto alla profezia di Montanelli, il quale, come è noto,
disse che il berlusconismo fosse una sbornia penosa ma di breve durata, bisognerebbe
essere osservatori interessati alla scoperta della verità, cioè avere l’approccio
scientifico, a mio parere, non tanto del politologo, ma soprattutto del
sociologo. I politici, che hanno la possibilità di presentarsi in televisione e di gettare fiumi di denaro nella propaganda elettorale, hanno, tutt’al più, la responsabilità dei pescatori, degli imbonitori, di chi cerca di raggirare gente che ritiene incapace, ma poi tocca agli elettori abboccare. Nella nostra democrazia, con una legge elettorale restrittiva come la nostra e con un clima di adesione generale a una sorta di bipartitismo con elezione diretta del capo di governo, al cittadino non rimane che il voto, del quale è terribilmente responsabile, anche se il voto, com’è noto, non è più una scelta accurata ed estesa ai singoli rappresentanti. E tuttavia, se al governo ora abbiamo la destra, la responsabilità è della maggioranza degli elettori. Perciò mi sembra necessario guardare bene la realtà sociale, la mentalità degli individui che compongono il popolo italiano. Ciò che qui si vede immediatamente sono le corporazioni o lobbies, cioè gruppi sociali basati sugli stessi interessi economici, di cui è oggi composta la nostra classe borghese, a sessant’anni dalla caduta della dittatura fascista. Mi si dirà che il termine ‘borghesia’ è sorpassato. A me sembra ancora buono per indicare l’insieme di tutti i professionisti, i commercianti e gli imprenditori con reddito medio-alto, mentre con il termine ‘proletariato’ si potrebbero ancora indicare gli operai e gli impiegati di ogni tipo con reddito non superiore a 1200 - 1500 euro netti al mese. Il politichese odierno è caratterizzato da una pletora di neologismi o di termini applicati a realtà che, è vero, prima non esistevano ma che, con un minimo di applicazione, si possono tranquillamente inserire nelle vecchie categorie che i vecchi hanno assimilato con qualche sforzo, mentre i giovani, come si dice in giro, non hanno studiato niente. Ma i politici inventano parole, allocuzioni nuove, proprio come già si faceva nella cosiddetta ‘prima repubblica’, con l’intento di sbalordire e disorientare, per approfittare dei momenti di distrazione degli elettori e carpire la loro buonafede. Non basta. Per secoli i potenti azzeccagarbugli hanno inventato regole cavillose che ora costituiscono le moderne procedure burocratiche e tengono i cittadini-sudditi continuamente occupati in calcoli assurdi ed esposti ai ricatti degli esattori o dei funzionari incaricati di rilasciare certificati. Ricordiamo bene i tentativi fatti da qualche ministro di centro-sinistra per spezzare o allentare questo legame di sudditanza tra il cittadino e lo stato. Gli siamo grati perché ora ottenere un certificato è molto più facile e veloce di molti anni fa. Spesso si risolve tutto con un’auto-certificazione. Ma, a mio parere, anche questa è una sorta di ricatto. E’ una minaccia: guai a te se hai detto una bugia. E se non l’ho fatto apposta? Se è stato un ‘errore materiale’?... Oggi si usa molto il termine ‘precariato’ per indicare i lavoratori con contratto a termine. Ma io considero questo termine come sinonimo di proletariato, perché lo sanno tutti che, con 1500 euro al mese e con due o tre persone da mantenere (talvolta non riconosciute a carico in quanto, per esempio, hanno un reddito di 3000 euro l’anno, cioè poco più del limite di 2840,51), non si può pretendere di consumare benzina per più di due o tre giorni al mese, indumenti non riciclati o non cinesi, alimenti biologici a caro prezzo, energia (non rinnovabile) con prezzi in ascesa continua, acqua che comincia a scarseggiare… Più precari di così si muore, mentre dappertutto si sbandiera il meraviglioso ‘made in Italy’ di cui solo i ricchi di ogni parte del mondo possono godere. Una sorta di classe media non esiste più. Ci sono gli innumerevoli micro-imprenditori (scarsi negli altri paesi europei) che, per quanto riguarda il reddito, si possono classificare come appartenenti al proletariato, a cui appartengono anche i numerosi pensionati, in via di estinzione, come me. Ovviamente, da proletario senza soldi, non ho i mezzi per calcolare quantità precise, ma posso dire senza timore di andare troppo lontano dalla realtà che la maggior parte degli elettori sono appunto questi proletari-precari. I negozianti o i piccoli imprenditori che da un momento all’altro non riescono più a vendere niente soffrono dello stesso tipo di precarietà. Voglio ribadire, una volta per tutte, che, secondo me, la colpa o il merito dei risultati elettorali è degli elettori, non degli eletti, la cui propaganda politica, mai come in questa occasione, è stata demagogica e irresponsabile, almeno da parte delle due parti protagoniste, PDL e PD, aiutate da giornalisti asserviti non sappiamo a quale burattinaio (o sì?). Nei giorni successivi alle elezioni ho sentito dire che la
sinistra e il centro-sinistra hanno perso perché non hanno capito i bisogni dei
cittadini. Lo diceva la critica di destra e l’autocritica di sinistra.
I nostri politici di qualunque colore hanno un rispetto esemplare per gli elettori. Nessuno di loro, a quanto mi risulta, si è permesso di dire che gli elettori hanno sbagliato. Ma io, da cittadino, posso tranquillamente giudicare quali elettori hanno torto e quali hanno ragione, E già sapete che il Granchio non è tenero con l’umanità che ha portato il pianeta sull’orlo della catastrofe. Per chi si fosse sintonizzato in questo momento e ancora non conoscesse il Granchio, dico che per catastrofe intendo, naturalmente, l’alterazione infausta del clima, la miseria e le malattie che affliggono gran parte dell’umanità, la distruzione di molte specie animali e vegetali, l’inquinamento di aria, acqua e terra, l’ostinazione a non volere abbandonare il ricorso a metodi e risorse dannose e a non volere agire per la riparazione dei gravi problemi ambientali e umani. Vi sembra un punto di vista parziale o fazioso?
Credo che qui sia necessario guardare ai fatti, come sempre
si dovrebbe fare, non alle parole.
Ecco, si dice che l’ideologia o l’utopia non muovano più nessuno in Italia. Penso che muovano solo i più ingenui, come me e qualche cristiano, o qualche altro tipo di religioso che creda, come me, in quel valore dell’Illuminismo e del Risorgimento che si chiama Uguaglianza dei diritti e dei doveri. Allora quali sono le motivazioni che inducono gli elettori a
spostare così decisamente i loro voti?
Ma il disarmo generale delle corporazioni sarebbe stato un
beneficio reale per la povera gente?
Ora hanno ragione i nostri ineffabili politici della maggioranza a proclamare che il popolo vuole così, ogni volta che preparano una nuova legge o ne modificano una vecchia o prendono provvedimenti estemporanei e informali. Hanno detto che questa sarà una legislatura costituente e quindi modificheranno sensibilmente la nostra costituzione. Hanno detto che faranno ‘le riforme’. E io non capisco mai che cosa vuol dire. Mi sembra sempre impossibile che una riforma pensata da un uomo di centro-destra sia la stessa voluta da un uomo di centro-sinistra. Avremo cinque anni di ‘dittatura morbida’, perché si farà quello che vuole la maggior parte del popolo italiano. E siccome gli italiani sono in gran parte proletari, sarà molto simile a una dittatura del proletariato, proprio ora che in pochissime parti del mondo è ancora concepibile un simile regime. E vedendo quello che succede in giro, per esempio a Napoli, dove, dopo il tentativo di linciaggio di una zingara accusata di aver tentato di rapire un bambino, è stato bruciato un campo nomadi, come si continua a bruciare la mondezza, speriamo che il governo, ormai sazio, non soddisfi proprio tutte le voglie del popolo (che forse sono davvero le sue).
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