Il tedesco e il pan di Spagna |
... Da quel giorno andammo sempre a suole e tacchi, cioè a piedi. Dalla stazione Termini ci incamminammo verso porta San Sebastiano. Passati gli archi, prendemmo la via Appia fino all’incrocio con l’Ardeatina, dov’è la chiesa del Quovadis, e girammo a destra sulla via Ardeatina che conduce alla Madonna del Divino Amore. Andavamo a passo svelto, portando con noi i nostri sacchi di juta, mentre mio padre mi faceva lezione di lingua tedesca. Superato il Dazio, al km. 5,800, proseguimmo per altri km.. Poi attraversammo un campo di fave abbandonato. Mio padre si fermò e iniziò a riempire qualche sacco di fave, mentre io proseguivo verso un casale dal quale i contadini erano fuggiti. I tedeschi ne avevano preso possesso con una guarnigione. Come ogni volta, con il mio pacchetto di sigarette, mi rivolsi a un tedesco per proporgli uno scambio con un pezzo di pane di segala. Il tedesco mi chiese tre sigarette. Io accettai e facemmo lo scambio. Allora mi avvicinai a un altro soldato che appariva assorto nei suoi pensieri. Aspettai che alzasse gli occhi. Lui mi guardò e mi disse: che vuoi? Proposi lo scambio anche a lui, ma il soldato mi tolse tutto il pacchetto, mi diede un sonoro schiaffo che mi gettò a terra e mi gridò: ghevek! Vai via! Non mi spaventai, ero molto arrabbiato, gli scagliai un sasso e gli gridai:vigliacco! Il soldato raccolse il fucile da terra. Scappai via e mi nascosi dietro un masso. Il soldato sparò. Sentii il sibilo del proiettile. Fui percorso da un brivido gelido di spavento. Il tedesco stava per sparare ancora. Per fortuna gli altri commilitoni lo immobilizzarono. Io ero impietrito. Un soldato con molte decorazioni si avvicinò, mi disse di stare tranquillo e di non avere timore. Mi prese per mano ed io non opposi nessuna resistenza, mi lasciai guidare. Il decorato mi fece entrare nella stanza che doveva essere il suo ufficio. Dette delle disposizioni che io non capii. Mi portarono un vassoio con acqua, un bicchiere di latte e un pezzo di torta. Il decorato mi invitò a sedermi e disse: sei tranquillo ora? Dissi di sì. Parlava bene l’italiano, così non dovetti sforzarmi per parlare la sua lingua. Mi disse che era austriaco. Disse anche che il soldato che mi aveva sparato era una brava persona ed era già pentito e che, purtroppo, era sconvolto perché quella mattina gli avevano comunicato che la città di Colonia era stata ancora una volta bombardata dagli americani e la sua famiglia, la moglie e i figli, erano tutti morti. Provai una grande pena per quel soldato. Dissi che capivo e capivo perfino il suo gesto, che avrei voluto dirgli che ero commosso e gli facevo le mie condoglianze. Il comandante mi accompagnò al sentiero da dove ero arrivato e mi offrì in regalo una torta di pan di Spagna. Ci salutammo con la mano mentre mi allontanavo, poi scomparve alla mia vista. Scesi lungo il sentiero e, arrivato al campo dove avevo lasciato mio padre, trovai che aveva riempito tutti i sacchi e si era addormentato lungo i filari delle fave. Lo svegliai, gli dissi che avevo fatto un buono scambio e gli feci vedere la torta. Caricati i sacchi sulle spalle – naturalmente io presi il più leggero – prendemmo la via del ritorno con passo lento e cadenzato: il “passo degli alpini”. Era maggio inoltrato, faceva molto caldo, ero stanco e molto provato dalla mia brutta avventura. Non dissi niente a nessuno, ma per molti giorni lo sguardo del soldato che mi aveva sparato mi venne dietro. Siamo nel 1944. Le fosse ardeatine sono sempre un vivo ricordo. Per non fare brutti incontri, attraversiamo i campi degli Orti Flaviani. Siamo quasi giunti alla meta: vediamo le case. Avrei voglia di piangere ma non posso. Alla finestra sono in attesa le mie sorelle. Sembrano passerotti dentro il nido. A casa non ho voglia di parlare. Sono stanco. Non partecipo alla festa della torta. Ho un gran bisogno di dormire. Dormo profondamente. Sogno mostri, cadaveri e altre cose che non ricordo, ma la cosa peggiore è che, al mio risveglio, la torta è finita. Io ne ho sentito solo l’odore. Sento la voce di mio padre: Franco, sei pronto? E inizia una nuova giornata. |