Appena qualcuno comincia a sciorinare l'eterna lista di stereotipi sulla donna, lo interrompo per chiedere: "La donna? Quale donna?". Se insiste insisto anch’io: "Anche le donne dell’isola di Pasqua?" In genere con questa domanda socratica riesco a far impappinare l'interlocutore - o l'interlocutrice - per quei pochi secondi necessari a cambiare argomento.
INCOMUNICABILITÀ
City del 7.8.2008 riporta il risultato di una ricerca neozelandese sui problemi di incomunicabilità delle coppie. L'articoletto si intitola: "Lei assilla e critica e lui non le dà ascolto". La foto è tutto un programma: lei in piedi, con grembiulone e aspirapolvere, e lui seduto a leggere il giornale. L’immagine contiene una definizione ben precisa di "lui" e di "lei", a cui il lettore non fa caso perché la dà per scontata. Definizione: "lei" è la donna di servizio, "lui" è il padrone di casa. Però sono anche marito e moglie, e qui sta il busillis.
In teoria, nei paesi occidentali, il matrimonio è un contratto basato sulla reciprocità; inoltre fra i coniugi non esiste (più) un rapporto gerarchico. Non è poi molto strano che chi si ritrova sempre con l’aspirapolvere dalla parte del manico sospetti di essere stat___ imbrogliat__ e cominci a rompere le scatole all’altra persona. Se _l__ turlupinat__ fosse lui, assillerebbe la moglie, e lei non lo ascolterebbe: a chi viene servit___ e riverit___ conviene fare orecchio da mercante.
NATURA O CULTURA?
C’è chi attribuisce la tendenza alla lamentela alla natura istericofemminile e la tendenza alla sordità a quella scleroticomaschile. Attribuire i capricci della cultura a quelli della natura è il metodo più sicuro per mantenere lo status quo. C’è chi pensa che lo status quo sia lì per opera e virtù della natura perché i leoni fanno come noi: le leonesse vanno a caccia e i leoni sonnecchiano, e poi sono i leoni a mangiare la parte del leone. Ci sono altri animali però che vanno a caccia tutti insieme, i lupi per esempio; ci sono uccelli fra cui covano solo le femmine, altri fra cui covano solo i maschi, altri che si dividono equamente la costruzione del nido e il tempo di cova tra maschi e femmine. Ci sono pure uccelli che fanno l'uovo nei nidi altrui e tanti saluti. Che genitori irresponsabili! Contro natura? Non contro la natura dei cuculi, però...
Tornando ai leoni: sapevate che sono state osservate pratiche omosessuali tra questi re della savana? E anche fra cani, gatti, delfini, pecore, moscerini, scimmie antropomorfe e altre bestiole.(http://it.wikipedia.org/wiki/Omosessualit%C3%A0_negli_animali) "Contro natura"? Ma i leoni lo fanno! Visto che succede a rivolgersi alla "natura"? si apre un vaso di Pandora di ottimi argomenti per sostenere qualsiasi tesi e il suo contrario.
Torniamo alla cultura, che facciamo più bella figura.
"In tutto il mondo, l'uomo non ascolta, la donna non si rassegna. Quello che sembrava uno stereotipo sulla vita di coppia viene confermato da un sondaggio neozelandese."
Al test on-line hanno risposto "oltre 1500 persone", che probabilmente significa 1501 o 1502 persone, da vari paesi. Anche se fossero 1520, sarebbero 1520 persone che hanno una regolare vita di coppia eterosessuale in un matrimonio di stile occidentale (= in cui esiste libertà di mugugno), usano internet e hanno tempo da perdere con un questionario frivolo. Improbabile che questa gente rappresenti tutto il mondo.
I ricercatori veri delimitano attentamente la portata dei loro risultati, per esempio avvertendoci delle difficoltà incontrate nell’interpretazione dei dati. I dati sono frutto del metodo usato per raccoglierli almeno quanto lo sono delle risposte ricevute, e poi devono essere interpretati. Se qualcuno vi dice che "i dati parlano chiaro" diffidate: i dati non parlano; chi li interpreta li fa parlare. Ma i giornali devono dare notizie appetitose e non possono andare tanto per il sottile. Non ci dicono nemmeno chi, quando, in quale università e con quali fondi abbia svolto l’appetitoso sondaggio X. Appetitoso perché fornisce conferme: L’ho sempre detto io che noi uomini siamo fatti così e non c'è niente da fare (che sollievo!).
Viviamo in un'epoca di grandi aperture e di più grandi chiusure, di ricaduta negli stereotipi, nei dogmi, nei ruoli prefissati, nei pregiudizi etnici, nel fondamentalismo religioso, nelle gerarchie patriarcali. Invece di espandersi, parrebbe che la mente umana si stia contraendo inchiodandosi su quattro certezze - non importa quanto improbabili. Sarà un contraccolpo dei cambiamenti troppo grandi che abbiamo visto susseguirsi in un periodo troppo breve, saranno l’insicurezza generale, la paura del disastro, l’immigrazione, la consapevolezza rimossa ma non distrutta di essere carne per squali. Le certezze e i dogmi liberano, almeno in parte, dalla paura. E, con l’ implosione del comprendonio, tornano in pompa magna anche gli stereotipi sessuali, sostenuti da sondaggi e ricerche a cui hanno preso parte oltre 1500 persone. C’è un rigurgito globale di principessine zuccherose che fanno venire il diabete solo a guardarle; tornano di moda i fiocchi rosa e le gonne a sbuffo. Pubblicità, videogiochi e santi padri vogliono che "torniamo a essere donne". Per farlo dobbiamo comprarci vestiti, accessori e automobili "femminili". Costosi.
IL BOLLO
"Allora, l'emisfero destro del cervello è come la moglie, che guarda le vetrine, vede molte cose interessanti, si entusiasma subito e le vuole tutte, poi corre dal marito, che sarebbe l'emisfero sinistro, a chiedere i soldi e lui la fa ragionare, spiegandole che non possono permettersi tanti lussi." È una professoressa di italiano a fare questo esempio, nell'alma università per stranieri di Perugia. Ho sentito due volte questa similitudine, che evidentemente viene ripetuta in tutti i corsi. La prima volta mi sono ribellata, la seconda ho lasciato perdere. Le ragazze che erano con me a lezione ridevano e trovavano che la moglie impulsiva, puerile, psicologicamente ed economicamente dipendente dal marito fosse il simbolo perfetto dell'emisfero destro del cervello. Del cervello di chi? - mi chiedo io - Della moglie o del marito?
Se i simboli dell'emisfero destro e di quello sinistro fossero rispettivamente un negro e un bianco, l'esempio ricorrente della professoressa Giuliva sarebbe politicamente scorretto. È ritenuto antiscientifico e moralmente inaccettabile stabilire correlazioni fra caratteristiche intellettuali e psicologiche - soggette ad ampie variazioni individuali - ed elementi puramente fisici, come la pigmentazione della pelle, la consistenza dei capelli e la forma delle labbra. Come mai non è ritenuto immorale e antiscientifico attribuire caratteristiche intellettuali e psicologiche alla presenza di utero, ovaie e ghiandole mammarie? Per via di secrezioni ormonali variabili e fluttuanti? Che succederà mai a chi campa con un solo polmone, un solo rene o senza utero? L'isterectomia e la mastectomia potrebbero rendere le donne meno spendaccione?
Nessun nero (non si dice più "negro" ma "nero", però "donna" si dice ancora) che non sia del tutto suonato accetta oggigiorno volentieri il bollo di creatura irrazionale, a metà fra scimmia ed essere umano. Quel bollo gli era stato appiccicato ai tempi della tratta degli schiavi ed è stato uno dei pilastri ideologici dell'imperialismo coloniale. È stato dato per scontato dalla cultura europea fino a dopo la seconda guerra mondiale. Prima della scoperta dell’America quel bollo non c’era. L’Africa era conosciuta ma non ancora tagliata a fette e spartita fra potenze coloniali, e, finché non hai intenzione di sfruttarli, non hai bisogno di considerarli inferiori.
Dopo la creazione e l’accettazione generale del bollo, molti neri d'America, schiavi ed ex-schiavi, lo assimilarono. Si sentivano sinceramente inferiori, erano convinti di essere creature instabili e irrazionali, incapaci di badare a se stesse e dipendenti dai padroni bianchi. Ora purtroppo il razzismo non è affatto morto, ma se non altro è stato screditato e rifiutato dalla scienza. Per motivi politici, come in precedenza per motivi politici le differenze razziali erano date per scontate e ritenute degno oggetto di ricerca.
Il bollo di animaletto impulsivo e puerile è stato appiccicato in diverse parti del mondo alle donne molto prima che venisse appiccicato ai neri. Moltissime donne lo accettano ancora oggi anche nei paesi cosiddetti civili, dove potrebbero rifiutarlo. Non che se ne rendano conto, lo danno semplicemente per scontato. Hanno totalmente assimilato e fatto proprio il punto di vista maschile che non è condiviso nemmeno da tutti gli uomini. Le ochette perugine di cui sopra, tutte colte e laureate, sono un bell'esempio di autodenigrazione incosciente. La professoressa Giuliva nemmeno capì che cosa volevo dire quando mi ribellai al suo esempio. Non parlavamo la stessa lingua, era come se venissimo da pianeti diversi: lei da Venere, io da Mercurio.
Nemmeno la scienza rifiuta il bollo sulle donne, anzi, ogni tanto produce un sondaggio o una ricerca neuropsicologica a conferma di qualche pregiudizio. Non ci illudiamo troppo sulla scientificità della scienza: è un mito moderno che in epoca postmoderna finalmente mostra la corda. La ricerca va dove la portano gli sponsor. Si devono vendere abiti rifemminilizzati, automobili demaschilizzate e telefoni rosa? si finanzi una ricerca sulle differenze tra il cervello femminile e il cervello maschile. Le donne (tendenzialmente) vedono più colori. Che combinazione! I nostri designer hanno appena prodotto questa bellissima serie dai colori cangianti che solo voi donne riuscirete a vedere.
"Tesoro, quanto hai speso per questa giacca grigia?"
LA GRANDE SIMULAZIONE
Divenuta illegale la schiavitù, gli ex- schiavi ex- negri non avevano più nessun motivo di fingersi o credersi scemi: non dovevano più lusingare i padroni per farsi trattare un po’ meglio e potevano, anzi dovevano, mantenersi da soli con regolare lavoro retribuito, cosa a cui non erano abituati e che era molto difficile da ottenere in una società comunque razzista. Insomma, liberarsi dalle catene non è facile, e c’è chi se le terrebbe in cambio di un po' di sicurezza. Le donne non sono mai state liberate per decreto, e se vogliono (o per motivi economici devono) continuare a essere schiave possono farlo, perciò molte continuano a fingersi e a credersi sceme. Oppure cercano di reinterpretare gli stereotipi dominanti, con cui si identificano, e fanno diventare le loro immaginarie doti di instabilità, irrazionalità e impulsività qualcosa di cui essere orgogliose, tirando in ballo alla bisogna Madre Terra, Sora Luna e santa Brigida. Il termine tecnico per descrivere questa operazione è "inversione del discorso patriarcale". Si può invertire anche il discorso razzista e glorificare le qualità attribuite ai neri dai bianchi: musicalità, sensualità, emotività. Ma invertendo l’ordine dei discorsi il razzismo non cambia, e il maschilismo nemmeno.
Non voglio dire che non sia una cosa bellissima avere un ciclo ormonale che ci mette in più stretto contatto con i cicli della natura intorno a noi. I maschi, poveretti, non ce l'hanno e ce lo invidiano. Lo confermerebbe il fatto strano che fra i transessuali gli uomini che vogliono diventare donne sono molti di più delle donne che vogliono diventare uomini.(Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Transsexual (articolo: prevalence)) Il ciclo ormonale è una possibilità in più, non una marcia in meno, ma le capacità intellettuali, le caratteristiche psicologiche e il compito di ciascuno nella vita sono semplicemente variabili che variano, che non possono essere ancorate né al colore della pelle né agli organi interni. Questi ancoraggi, che una volta si facevano senza pensarci su, adesso sono considerati discutibili. Discutibili ma non sempre discussi. E se non li mettiamo in discussione noi, chi dovrebbe farlo? Il padrone di casa non metterà mai in discussione le sue piacevoli certezze sulla "natura" finché non si troverà solo con l'aspirapolvere.
Pseudopsicologi e pseudoprofeti postmoderni, in collaborazione con i santi padri e i designer della serie "Colori Cangianti", incoraggiano le donne, seppur da punti di vista diversi, a mettere a frutto le loro arti femminili.
"Non cercate di far soldi lavorando: non ne siete capaci. Fate quello di cui voi donne siete capaci: FINGERE, e fingendo di essere innamorate di un uomo ricco fatevi sposare e mantenere e poi spennatelo con un bel divorzio e andate a farvi la vostra vita (quale vita, se non sanno fare altro che fingere?) altrove con i suoi soldi." Questo prescrive alle donne il re degli pseudopsicologi postmoderni nel suo libro che purtroppo è diventato un bestseller, a conferma di quanto dicevo prima sull'implosione del comprendonio. A colui non sembra venire in mente che gli uomini ricchi potrebbero non bastare per tutte le donne povere che ci sono a spasso, o che potrebbe essere penoso andare a letto anche una sola volta con un uomo che ti fa schifo, figuriamoci farlo per anni! Ma le donne lo hanno sempre fatto, simulando orgasmi, simulando sentimenti e ingoiando rospi. Possono continuare a farlo. Per accalappiare un pollo ricco devono farlo senza il più piccolo cedimento. Autocontrollo ferreo giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Un compito adatto alla nostra fragile natura sentimentale, non dissimile da altri compiti in varie epoche e da varie autorità prescritti al sesso debole, fra cui:
1. essere disponibile 24 ore su 24 a soddisfare voglie, bisogni e desideri altrui
2. mettere al mondo tutti i figli che vengono
3. morire di parto lasciando l'orfanello nelle mani dei patriarchi orfanellofili
4. preparare ottime cene per gli amici del marito e far bella figura alle medesime
5. non avere idee, desideri o pensieri propri ma approvare tutto ciò che fa e dice lui
6. realizzarsi unicamente attraverso il servizio ai maschi della famiglia
7. fare tutte queste cose col sorriso sulle labbra
8. non essere invadente o possessiva
Nessun uomo ci riuscirebbe: siamo "diversamente abili". Al meglio delle nostre diverse abilità dovremmo riuscire ad ingoiare quotidianamente rospi per una quantità pari al triplo del nostro peso e a farli sparire completamente: il nostro portentoso metabolismo psicologico annienta umiliazioni e traumi che trasformerebbero un uomo in un rottame plurisuicida. Purtroppo la donna perfetta non è ancora stata prodotta in serie (se non forse in Giappone, limited edition) e capita che i batraci rimossi da una parte e repressi dall’altra, invece di sparire nel nulla rispuntino fuori gracidando. Il punto che più facilmente cede alla pressione dei rospi è l'instabile sutura fra il compito 6 e la prescrizione 8. A forza di sentirsi qualcuno solo attraverso il servizio reso ai figli, certe madri non sanno più a che santo votarsi quando il servizio ai figli non è più indispensabile, e diventano possessive. Le donne non dovrebbero essere nessuno, ma capita anche a loro di volersi sentire qualcuno. Per gli uomini è sempre una delusione scoprire che anche il sesso debole ha qualche debolezza.
C’è chi ritiene (o finge di ritenere) che la capacità di simulazione sia la più grande risorsa delle donne, e vada usata allo scopo di raggiungere il fine ultimo dell'umanità: fare soldi. Soffrendo e dissimulando per una decina d'anni, le più furbe possono guadagnarsi libertà e ricchezza.
C'è chi invece condanna la simulazione: il sacrificio, l’abnegazione, l'autonegazione, l’autodistruzione e il sorriso sulle labbra dovrebbero essere sinceri, non finti! Anche gli orgasmi simulati dovrebbero essere veri, e l’uomo sporco e violento sposato per sbaglio deve essere amato per sempre di vero quore. Al cuore gli uomini non sanno comandare, ma le donne sì. Soffrendo sulla terra, esse si guadagnano il paradiso. Siamo fatte per essere madri e quindi sappiamo sacrificarci. Essere madri = sacrificarsi: legge naturale... perché, quale animale lo fa? - vatti a fidare degli animali - legge culturale. No, heureka! volontà divina! Deus ex machina. Contra machinam non valet argumentum.
Queste due interpretazioni della simulazione, che i patriarchi antichi e quelli moderni ci propongono, sono speculari: entrambe incoraggiano le donne a regalare ai loro uomini l'uovo di oggi in attesa dell'eventuale gallina di domani.
"Donne, tornate ad essere pollastre disponibili! Avrete i soldi! Avrete il paradiso! Non avrete un piff..."
"Zitto, scemo! Ci sentono! "
LA PERFIDIA
"Noi donne siamo cattive!" proclama con aria feroce la terribile zia Adele, che in ogni donna vede una delle odiate nuore, addirittura in se stessa. "Io preferisco i maschi, anche se sono una donna - dice una professoressa che possiamo arbitrariamente generalizzare al 60,5% delle insegnanti italiane tra i 35 e i 60 anni - i ragazzi sono più ingenui e bonaccioni, anche se a volte sono un po' rozzi, le ragazze sono malelingue maligne." I santi patriarchi, poi, nonostante vivano in un'istituzione tenuta in piedi dalla strapreponderante presenza femminile, vedono in ogni donna in età fertile una schiera di diavoli, a volte identificabili come medici abortisti, assetati di cellule staminali da vendere ai fabbricanti di saponette.
Tirando le somme, le donne sono:
a. puerili, cioè impulsive, instabili, irrazionali
b. buone, cioè disponibili a soddisfare i bisogni altrui
c. simulatrici e intriganti: fingono di essere disponibili per ottenere i propri scopi
d. cattive, cioè false e maligne
"Scusi, santo patriarca, ma come fa una persona impulsiva a ordire intrighi e a simulare sentimenti che non prova per ottenere i propri scopi? "
"Sto parlando di donne, non di persone! "
LA STORIA
Quello che scienza, santi padri, zie feroci e ochette giulive sembrano ignorare, o per santa ignoranza o in santa malafede, è la storia. E allora saliamo sul balcone della storia e osserviamo i punti a. - d. in prospettiva.
Il mondo in cui vivamo è stato strutturato politicamente ed economicamente nel corso dei millenni da una sparuta elite di guerrieri e plutocrati, di cui oggi il 99,9% sono maschi (cioè tutti tranne la petroliera Condoglianza Risotti). Lo hanno fatto per se stessi e ai danni di tutti gli altri e per un bel po' ne hanno tratto quasi tutti i vantaggi che desideravano. Questo bel mondo, frutto del lavoro del lungimirante emisfero sinistro, è arrivato all’orlo dell’autodistruzione. Avranno dovuto ragionare e pianificare per strutturarlo così bene, ma la razionalità del risultato finale mi lascia in dubbio. Inoltre, guardate il signor Emisfero urlare davanti al tivù quando segna la sua squadra, guardatelo azzuffarsi con i tifosi dell'altra squadra, picchiare la moglie e magari violentare la figlia nel nome dei suoi incontrollabili mpulsi sessuali insoddisfatti! Difficile definirlo razionale ma non impossibile: basta chiamare "razionalità" un certo gruppo di passioni violente che l'umanità condivide con le scimmie antropomorfe, prima fra tutte il senso territoriale dell'onore, e il gioco è fatto. E anche disfatto, per chi ha capito il trucco. Donne e uomini sono ugualmente capaci di provare queste passioni, ma tradizionalmente solo i maschi hanno il permesso di esprimerle.
Professoressa Giuliva di Perugia, le rendo noto
che la cosiddetta razionalità maschile
non esiste.
Quindi nemmeno l'irrazionalità femminile. E allora da dove sono nati gli stereotipi, se non hanno nemmeno un minifondo di verità? Il fondo di verità lo hanno, ma non è quello che crede lei, o Giuliva, bensì il seguente:
Istruzioni per l'uso delle minoranze
(non nel senso di "gruppo meno numeroso" ma di "gruppo con minor potere")
Se hai a disposizione un gruppo minoritario e vuoi adibirlo ai servizi più umili senza pagarlo, comincia col ridefinire i suoi membri come rappresentanti di una razza inferiore, incapace di svolgere mansioni dignitose e retribuite:
I. Non mandarli a scuola, così potrai dire che sono ignoranti.
II. Tienili lontani da qualsiasi stimolo intellettuale, così potrai dire che sono stupidi.
III. Impediscigli di praticare attività sportive, così potrai dire che sono deboli.
IV. Maltrattale e prendile in giro per la loro ignoranza, stupidità e debolezza, così masticheranno amaro e potrai dire che sono nevrotiche.
V. Fai loro capire che non le hai mandate a scuola perche sono ignoranti di natura, che non ricevono stimoli intellettuali perché sono stupide di natura, che non fanno sport perché sono deboli di natura e che le tratti male perché il loro comportamento nevrotico ti fa perdere la pazienza.
Essendo rimaste ignoranti, le donne ti crederanno. Ti hanno sempre creduto e continuano a crederti, per abitudine o per pigrizia mentale, anche quelle che non sono rimaste ignoranti. E continuano anche gentilmente a comportarsi in modo da rendere possibili sondaggi come quello dei signori X e Y dell'università N in Nuova Zelanda. Chi si può scrollare dalle spalle migliaia d’anni di patriarcato da un giorno all'altro, se nemmeno sa di averceelo, questo patriarcato sulle spalle? Al momento opportuno arriva sempre un messo degli squali ad ammonirci che ci comportiamo come ci comportiamo per via del gene Fioccorosa e quindi non c'è niente da fare.
Ma il vero gene è quello che ci si aspetta da te. Quali comportamenti vengono incoraggiati e quali scoraggiati? Mediante lodi e punizioni, i fiocchi rosa e quelli azzurri si tramandano di generazione in generazione senza che nessuno si renda conto di starli tramandando. I ruoli sessuali si creano rifiutando di comprare una matita rosa a un bambino perché "è da femmine" o un cappellino con teschio e tibie a una bambina perché "è da maschi", oppure rimproverando il maschio se non prende otto in matematica e tollerando tranquillamente il sei della femmina, dalla quale però ci si aspetta un otto in italiano. Bastano questi segnali minimi, purché siano ripetuti alcune volte, a passare il testimone nella diabolica staffetta.
Sarebbe impossibile studiare il comportamento di minoranze come gli zingari, i neri d’America o i curdi senza tener conto di secoli di discriminazione, di massacri, di soprusi. La storia, scritta o non scritta, lascia il segno sulla psiche dei singoli. Uno dei segni che l' oppressione lascia addosso agli oppressi e agli ex-oppressi è l'astuzia - la stessa dote che nei membri della maggioranza si chiamerebbe "intuito".
Che tu sia un contadino giapponese nel 1600, uno schiavo africano a Cuba nel 1800 o una donna a qualsiasi latitudine e in qualsiasi epoca prima del 1980 in “Occidente" e prima del 2050 nel resto del mondo, hai una sola via di scampo per sopravvivere al malumore dei padroni, che possono fare di te ciò che vogliono quando vogliono e senza dover rendere conto a nessuno: farti furb___.
Intuire al volo le intenzioni del padrone e saper raccontare una frottola untuosa al momento giusto, sono strategie difensive. Servono ad evitarsi una frustata o a scampare alla katana del tronfio guerriero.
Di queste strategie non è responsabile né la pigmentazione dell'epidermide né la presenza di certi organi interni, bensì unicamente l'istinto di sopravvivenza, che scappa per tutte le tangenti e fa i buchi nelle cuffie più rigide.
I nobili samurai, i padroni spagnoli, i paterfamilias, i santi patriarchi e le suocere ti criticano e disprezzano per l’astuzia che hai sviluppato. Sei bugiard___ e malfidat___: puah!
Ma se non fossi così saresti mort___: ti avrebbero ammazzat__ loro stessi. E allora chi coltiverebbe il riso per sfamare i samurai, chi coltiverebbe la canna da zucchero per arricchire gli spagnoli, chi renderebbe comoda la vita ai maschi facendo tutti i lavori noiosi e poco creativi al posto loro?
Ahimé, anche saltare sul carro del vincitore è una tecnica di sopravvivenza, che conosciamo fin troppo bene. Le donne che odiano le altre donne sono specializzate in questa tecnica ma non se ne rendono conto. La guerra tra suocere e nuore è la guerra fra poveri che si scannano per un tozzo di pane invece di unirsi contro lo squalo che li spolpa entrambi. Ma se lo squalo è tuo figlio come fai? I figli so' figli… In questo le donne sono una minoranza diversa da tutte le altre: hanno legami di sangue e interessi comuni con la maggioranza che le sfrutta e spesso crede di amarle. È tanto facile, quando non c'è scelta, ricambiare lo pseudoamore con amore simulato - amori che passano spesso per veri - e accontentarsi di un ruolo subordinato ma essenziale alla continuazione della specie. Almeno ci si sente qualcuno.
E comunque lo squalo che ci spolpa non è esattamente tuo figlio, che normalmente non vede, non sente e non capisce. È abituato ad essere servito e si aspetta di essere servito senza domandarsi il perché o il percome, e poi si arrabbia sentendosi castrato da madre o moglie possessiva e invadente. Se rimanesse solo con l’aspirapolvere, sarebbe costretto a riflettere, e gli farebbe bene. Tuttavia nessun individuo può essere ritenuto responsabile degli errori di prospettiva di un’intera società. Lo squalo vero è l’effetto cumulativo di migliaia d’anni di patriarcato che hanno messo i maschi in poltrona e le femmine a servirli pur di sentirsi qualcuno. Il punto non è combattere i maschi, ma una mentalità che, come la peste, miete vittime ovunque.
La bubbonicissima zia Adele tramanda malignità e nevrosi vituperando le donne davanti alla nipotina, che comincia ben presto a percepire se stessa come una specie di vipera maligna pur non avendo capito che significhi maligna e che voglia dire vipera. Il nipotino invece impara presto che lui è tanto buono e deve essere servito. Che motivo avrebbe mai di essere maligno?
Anche la "malignità" è un segno dell'oppressione, perché chi è sempre in servizio, non ha il diritto di sciopero, non si può né difendere né vendicare è costantemente arrabbiato e si vendica se può per vie traverse. In genere sulle persone sbagliate. Le suocere si vendicano sulle nuore, le scolarette sulle compagne più deboli. Se poi l’assetata di vendetta si convince che vendicarsi è peccato, all'astuzia e alla malignità unirà il senso di colpa, e la nevrosi toccherà le vette dei grafici dei nostri amici scienziati. Che attribuiranno pure la nevrosi al gene dei fiocchi rosa.
Il peccato originale ovvero il gene fasullo delle donne è semplicemente l'istinto di sopravvivenza. Ce l’hanno anche i vermi ma noi donne non lo dovremmo avere; i nuovi movimenti pro patriarcato vorrebbero soffocarcelo perché tutto sia come prima, quando eravamo colpevoli di tutti i mali dell’umanità e prigioniere dell’indissolubile famiglia tradizionale: il nido amoroso in cui sono sempre stati perpetrati e nascosti i peggiori abusi contro donne e bambine. Le donne non potevano sfuggire al santo inferno a causa della loro dipendenza economica, e dovevano ingoiare tutti i rospi. Insieme ai fiocchi rosa son tornati di moda certi modelli di santità eroica in auge nell’alto medioevo, a cui nessuna persona normale riuscirà mai a uniformarsi (rivedi la lista dei compiti prescritti al sesso debole). Proponendo questi modelli impossibili a milioni di creature sradicate, si riattizzano i vecchi sensi di colpa mai spenti del tutto. Chi non conosce l’origine dei propri sensi di colpa rischia di diventare una marionetta nelle mani di chi le attribuisce colpe e promette di liberarla dal senso di colpa attraverso la conformità a modelli obsoleti. Arriviamo a pentirci e a fare ammenda per essere diventate quello che la storia ha fatto di noi, e a voler essere bastonate per aver cercato di impedire che ci bastonassero.
La storia semirimossa delle nostre radici ancora non è diventata un romanzo o un film, ma ce n’è per diecimila kolossal. Non c’è un’epopea nella storia dell’umanità che si possa paragonare a quella disgraziata delle donne: nessuna minoranza fu mai oppressa come lo fummo e siamo noi, perché anche gli oppressi ci opprimono. I maschi oppressi, che credono al mito del "maschio dominatore" ma sono dominati dai maschi delle classi superiori, devono pur "sentirsi uomini" dominando qualcuno, e quel qualcuno sono le donne e i bambini. Abbiamo imparato a fingere per sopravvivere e purtroppo abbiamo imparato a odiare e disprezzare noi stesse per aver imparato a fingere per riuscire a sopravvivere. Per punizione indossiamo abiti scomodi, che siano enormi caffettani obbligatori o striminzitissime mutandine facoltative, tacchi strappamuscoli o pantaloni spremiovaie. Nell’800 i busti stretti favorivano il diffondersi della tubercolosi; gli effetti dei pantaloni a vita bassa si faranno evidenti nei prossimi anni. Ma chi vi obbliga, ragazze, a mettervi quella specie di cilicio? "Voglio solo piacere a me stessa" è la risposta standard. Povere ingenue tutte quelle che vogliono piacere a se stesse con l’aiuto di rossetti tossici, tinture cancerogene, indumenti-cilicio e chirurgia superflua. Per giunta costosissimi.
"Piacere a se stesse" vuol dire sentirsi piacevolmente conformi a un modello che non avete inventato voi, e sentire di valere qualcosa sul mercato delle relazioni sessuali. Se spendete tutti i vostri soldi in moda, liposuzioni e siliconi, troverete un marito ricco per rimpinguare la cassa svuotata dalla caccia al marito ricco. Se aveste risparmiato quei soldi, però, correreste meno il rischio di impelagarvi in una situazione di dipendenza economica da cui diventa difficile uscire se le cose si mettono male.
MORALE E PREDICOZZO
Il patriarcato ha paura. Sa che sta morendo, ma per orgoglio e senso dell'onore vuole morire con tutti i filistei, cioè distruggere questo pianeta mentre distrugge se stesso. Se non avesse paura, non sarebbe diventato così aggressivo: sta difendendo i propri arbitrari privilegi contro l’attacco della ragione. Sta scatenando missili e carri armati, talibani, pseudopsicologi ed erinni antiabortiste contro una bambina appena nata: l’autostima femminile. Ora che è nata e quindi non è più un embrione, questo Erode brutale vuole soffocarla negli stereotipi e nei doveri impossibili.
In un mondo sovrappopolato, l'ipotetico dovere alla maternitá non ha più senso. Il corrispondente dovere alla paternità, per giunta, non esiste. Chi ha mai pensato che tutti gli uomini nascano per essere padri e si debbano realizzare esclusivamente attraverso la paternità? Il controllo delle nascite (leggi contraccezione)**(1)**
è necessario, oltre che alla sopravvivenza del pianeta, all’autorealizzazione delle donne come giudici, presidenti, ministri, neurochirurghi, ingegneri astronautici e fisici nucleari. Tutte parole che ci tocca ancora declinare al maschile. Se non possiamo decidere noi se diventare madri o no, si ritenga cestinato l’habeas corpus. Il patriarcato cestinerebbe qualsiasi cosa pur di restare in sella, alla fine si cestinerà la terra sotto i piedi, cestinerà sua madre e sua nonna e si ritroverà in un’ecoballa senza sapere come ci è arrivato.
In questa parte del mondo, dove almeno teoricamente ciascuno è libero di scegliere la propria strada a seconda delle proprie capacità, farsi mantenere in cambio di prestazioni sessuali è una professione tra molte altre. Se siete brave a prostituirvi e vi piace, buon pro vi faccia, ma non mettetevi a predicare che la prostituzione è la vera vocazione di tutte le donne. Se invece vi prostituite perché soffrire e simulare è più facile che essere se stesse, mi dipiace molto, però non è più un sacro dovere che ci possano imporre senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Se vogliamo essere libere dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. E molte non se le vorranno prendere, ma continueranno a pensare che la libertà siano i soldi di lui. Fate come vi pare. Le pari opportunità devono essere pari anche in questo: le donne, come gli uomini, sono diverse tra loro, hanno intelligenza e talenti diversi e possono anche non averne affatto.
I doveri ipotetici (sacrificio, simulazione, servizio) sono stati doveri reali per troppo tempo, hanno radici troppo antiche per scrollarseli di dosso in un colpo solo, perció dobbiamo lavorarci sopra con pazienza. Dobbiamo imparare a controllarci, non per fingere, ma per smettere di farlo. Per non offrirci più spontaneamente di fare ciò che non siamo obbligate a fare e smettere di prendercela con chi accetta, forse malvolentieri, i nostri servizi non richiesti. Abbiamo ben altro da fare! Abbiamo una guerra da combattere, contro il patriarcato. Dobbiamo combatterla nelle istituzioni ma prima di tutto dentro di noi. È dentro di noi che i fantasmi del mondo vecchio ci dicono: "Tu esisti solo per il nostro benessere." mentre la nostra piccolissima coscienza neonata geme: "Io esisto per svilupparmi ed espandermi!" La sua vocina sembra ridicola e frignosa a paragone dei vocioni barbuti dei vecchi patriarchi. Ma proviamo ad ascoltare attentamente queste voci: i barbuti non fanno che ripetere le stesse cose, la bimba invece ha visto cieli nuovi e nuove terre ed è venuta a descriverceli. Non sa ancora parlare bene, non sa camminare, non conosce i pericoli che la circondano e perciò dobbiamo difenderla noi con le unghie e coi denti. Dobbiamo nasconderla in India e in Egitto e farla diventare adulta. Questa bambina farà meraviglie, la sua storia sarà la più grande epopea di tutti i tempi, farà impallidire Iliade, Odissea, Mahabharata, Bibbia, Popol Vuh e Guerre Stellari. L’epos del patriarcato è storia di guerre, ma la nostra sarà tutta un'altra storia.
Ci vediamo il giorno dopo la fine del mondo e ricominciamo tutto da capo.
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